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Sostanze tossiche negli abiti da bambini: il rapporto Toxic Fur 2 della LAV
La Lega AntiVivisezione ha presentato il secondo rapporto sugli agenti cancerogeni che contaminano i capi di abbigliamento per bambini: sotto accusa D&G, Blumarine Baby e Woolrich.
La LAV, Lega Anti Vivisezione, ha presentato lo scorso 15 Dicembre il nuovo rapporto Toxic Fur, la seconda indagine sulle pellicce tossiche che vengono spesso utilizzate come applicazione sui capi di abbigliamento per bambini. Dopo la prima inchiesta Toxic Fur, che aveva richiesto il ritiro dal mercato di capi firmati Il Gufo, Brums, Fixdesign, Gucci e Miss Blumarine, la seconda inchiesta si è focalizzata sulla conferma della presenza delle sostanze potenzialmente cancerogene.
Meno marchi in esame per Toxic Fur 2 della LAV ma i risultati delle analisi, condotte presso il laboratorio Buzzi di Prato, sono decisamente allarmanti: i capi D&G, Blumarine Baby e Woolrich destinai a bambini da 0 a 36 mesi sono contaminati da sostanze quali il cromo esavalente, cromo trivalente e formaldeide.
il cappottino D&G (bimba 36 mesi) è risultato contaminato dal famigerato CROMO VI (esavalente), oltre che un quantitativo elevato di Cromo III (trivalente) che può causare irritazioni; la giacca BLUMARINE BABY (bimba 36 mesi) presenta elevati valori di Cromo III (trivalente) cedibile da sudore e FORMALDEIDE; la giacca Woolrich (bimbo 24 mesi) oltre ad elevati valori di Cromo III (trivalente) cedibile da sudore e Formaldeide risulta contaminata anche da elevati valori di NONILFENOLO ETOSSILATO. Sono state rilevate anche altre sostanze chimiche, come alcuni Idrocarburi Policiclici Aromatici.
La richiesta della LAV è il ritiro dei capi dal commercio e la rinuncia definitiva all’uso di pellicce animali nei capi di abbigliamento sia sul versante animalista della sofferenza degli animali, sia per quanto riguarda l’esposizione di esseri umani a trattamenti pericolosi che servono a conciare le pelli e le pellicce da applicare ai vestiti.
La lavorazione delle pellicce prevede infatti l’impiego di sostanze chimiche classificate come tossiche e cancerogene e che, inevitabilmente, in alcuni casi possono essere presenti in forma residua anche nel prodotto finito immesso sul mercato e indossato da adulti e bambini, con diversi gradi di rischio per la salute. I consumatori possono limitare l’esposizione a queste sostanze pericolose evitando di indossare e acquistare per sé e i propri figli, prodotti contenenti anche piccole parti in pelliccia animale
afferma Simone Pavesi, responsabile LAV Campagna Pellicce.
Sono numerose le indagini che rilevano sempre maggiori presenze di sostanze tossiche nei capi di abbigliamento: a inizio 2014 c’era stata l’indagine di Greenpeace e nello stesso mese una grande azienda come Burberry aveva annunciato la decisione di mettere al bando gli elementi nocivi dalla propria filiera produttiva. Già da tempo, invece, stilisti come Stella McCartney rinunciano all’impiego di qualunque tipo di materiale di origine animale con un occhio attento all’ecologia e all’ambiente.
Foto | LAV