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Moda & Colore: FashionBlog intervista Luca Ticini

Abbiamo incontrato il Dott. Luca Francesco Ticini, presidente della Società italiana di neuroestetica “Semir Zeki” e ricercatore in Germania presso l’Hertie-Institute for Clinical Brain Research di Tuebingen, durante un seminario su moda e colore organizzato a Firenze dalla Fondazione Capucci. L’occasione è stata quella giusta per porgli qualche domanda.
Cosa spinge uno stilista a puntare su una collezione orientata al colore?
In occasione del percorso di formazione promosso dalla Fondazione Roberto Capucci, il maestro Capucci ha affermato che il colore è la vita. Di sicuro il maestro ha ragione. Pensiamo ad un mondo in bianco e nero: la nostra esistenza non sarebbe così ricca di emozioni e stimoli se vedessimo le superfici rivestite di gradazioni di grigio. In arte (e chi fa il miglior uso del colore, se non gli artisti?), le cromie si ergono a ruoli maestosi, mirabili ed elettrizzanti e la ricerca si avventura in riti di travolgente impatto emotivo. Indipendente dalle forme, il colore vive di luce e d’interazione con le tonalità che lo circondano. Per questo motivo, dopo aver deciso il modello di un abito, è di fondamentale importanza per uno stilista definire di che cromia vestire le forme. Gran parte del successo sarà determinato dall’abilità dell’artista nell’utilizzare il colore per richiamare l’attenzione, nascondere o esaltare le pieghe dell’abito.
Come la percezione del colore agisce sulla psiche e sull’umore?
Il colore è un linguaggio, un meraviglioso mezzo per trasmettere e ricevere emozioni. La visione di alcuni colori, o accostamenti di cromie, sicuramente influenza i centri del cervello da cui ha origine la sensazione di piacere, agendo infine sul nostro umore. Come ciò avvenga dal punto di vista biologico, non è ancora del tutto chiaro. Indubbiamente l’emozione che i colori ci regalano è correlata alla valutazione dello stimolo visivo in termini mnemonici, coinvolgendo anche il giudizio e l’apprendimento.
Perchè vediamo a colori?
Dal punto di vista biologico, è molto semplice: il colore ci permette di riconoscere le proprietà costanti degli oggetti che ci circondano, vale a dire la natura della loro superficie. Ciò avviene indipendentemente dalle condizioni di luce in cui ci troviamo, come ad esempio un tramonto, una giornata di sole o una stanza illuminata da luce neon. Questa indipendenza del colore dalla luce dell’ambiente è chiamata “costanza dei colori”. Facciamo un esempio: quando una ciliegia matura, le proprietà fisico-chimiche del frutto mutano. Questa trasformazione espressa sulla superficie della ciliegia è percepita dal nostro occhio come un cambiamento di colore verso il rosso. Noi possiamo riconoscere quando il frutto è commestibile perché in qualsiasi condizione di luminosità il suo colore è rosso, nonostante la luce che esso riflette vari sensibilmente. In verità, vi sono complicati meccanismi biologici alla base della percezione a colori, ma basti ricordare che il colore in quanto tale non esiste al di fuori della nostra mente. Sir Isaac Newton scrisse: “I raggi non hanno colore. In essi non c’è altro che un potere ed una disposizione ad offrire la sensazione di questo o quel colore.”. Quindi, il colore – anche se sembra strano a dirsi – è un linguaggio, una sensazione, un’emozione piuttosto che una proprietà fisica degli oggetti. Il colore è la creazione di un processo biologico che ci permette di riconoscere le proprietà invariabili ed essenziali delle superfici, la loro reale natura, e che ci aiuta a categorizzare gli oggetti correttamente attraverso il senso della vista.
Immagine Via | FrancescoMugnai