Stilisti
Come cambia la concezione del tessuto negli anni? FashionBlog incontra Roberta Orsi Landini

Alla domanda su come si è modificata nel corso degli anni la concezione del tessuto nella moda ci ha risposto Roberta Orsi Landini, studiosa del tessuto e del costume, la quale ha lavorato e lavora da molti anni sulle collezioni tessili di Palazzo Pitti. Collabora con molti musei italiani ed esteri, per l’ideazione e realizzazioni di mostre. E’ autrice di numerosi saggi e pubblicazioni, fra cui Moda a Firenze 1540-1580. Insegna Storia del Costume all’ISIA di Firenze ed è attualmente responsabile scientifica dei seminari didattici della Fondazione Roberto Capucci:
“Bisogna distinguere fra l’alta moda e il pret-à-porter. L’alta moda continua ad utilizzare tessuti di altissima qualità, in particolare la seta. Tuttavia i produttori sanno bene che devono immettere sul mercato prodotti continuamente nuovi e perciò sono alla continua ricerca di effetti che possano creare l’effetto novità.
E’ uno studio che ha due indirizzi: uno, quello della tessitura vera e propria, che tende alla modificazione degli intrecci più che alla ricerca di nuovi disegni. Anche l’uso di nuove fibre o nuovi materiali, tecnologici o naturali – in questo caso spesso recuperati da una tradizione obsoleta – può creare un tessuto che rappresenti il futuro. Due: indirizzare la ricerca ai finissaggi, che sono quelle operazioni chimiche o meccaniche che alterano l’aspetto del tessuto una volta uscito dal telaio. Per fare un esempio, pensiamo alle numerose modificazioni che hanno subito negli ultimi anni i tessuti jeans. In questo campo l’utilizzazione di fibre tecnologiche, anche mischiate a quelle naturali, consente dei risultati eccezionali, non solo per quanto riguarda l’estetica del tessuto, ma anche per funzionalità. Poiché i tessuti più belli costano molto, la confezione deve indirizzarsi su generi più economici, dal relativamente economico al prodotto veramente povero, di solito di natura sintetica. Una delle ragioni di questa moda attuale così fortemente caricata di orpelli e di ‘trovate’ ha anche lo scopo di mascherare la scarsa qualità della materia con cui è costruita. Del resto l’ignoranza in questo campo permette di far passare informazioni false o inesatte, come quella che la viscosa è una fibra naturale e pertanto giustificare costi da fibra naturale. In realtà la viscosa viene dalla cellulosa, ma da materiali di scarto, come la segatura o gli scarti della lavorazione del cotone; con questi si crea un impasto con sostanze chimiche, per cui diventa a tutti gli effetti una fibra chimica, ma con le caratteristiche proprie della cellulosa, ovvero della carta: si stropiccia, non resiste all’umidità (si straccia facilmente), non è del tutto confortevole. Mischiata a fibre sintetiche migliora certe prestazioni; comunque non può paragonarsi, neanche nelle versioni migliori, ad una fibra naturale. Soprattutto non dovrebbe paragonarsi come prezzo”.