
Vivienne Westwood non passa mai inosservata. È una donna speciale, ha carisma, energia e forza da vendere. Ancora una volta è riuscita a far parlare non solo della sua moda ma anche di temi cari all’ambiente e ovviamente di valenza sociale e civile. Un’operazione non semplice, che le riesce perfettamente. Forse Vivienne Westwood non stupisce più, nel senso che la platea di critici e di buyers per certi versi si aspetta sempre qualcosa di sensazionale e non ha mai una reazione di stupore, ma poco importa: non è questo l’obiettivo.
L’ispirazione per la designer arriva dal Medioevo e per la precisione da Canterbury. A Parigi quindi porta, abiti scuciti a volte strappati. Sembrano creazioni non finite, ma ovviamente nulla è lì per caso. I materiali sono naturali, infatti, c’è la seta e il cotone, che si declina in abiti assemblati e in maglieria di valore. Come sempre pone l’accento sui cambiamenti climatici e alla moda ecosostenibile. Questa collezione sembra un working in progress di Red Label, presentata 10 giorni fa a Londra.
Ora che il nostro mondo è al Chaos Point, voglio sapere di più dell’organizzazione delle comunità medievali. Un paio di anni fa sono andata con Andreas (Andreas Kronthaler, il giovane marito) a Canterbury. Siccome stavano celebrando una funzione, non abbiamo potuto accedere alla navata centrale ma abbiamo vissuto un’esperienza più importante. Nel porticato e nella cripta ho visto persone che vivevano in modo differente dal nostro e ho pensato agli alchimisti dell’epoca che aspiravano a essere più spirito che carne perché credevano in un ordine divino delle cose. Ho tradotto questa esperienza in una collezione ispirata ai pellegrini.