
Indossare molti braccialetti, non è moda - fashionblog.it
Indossare braccialetti multipli non è solo una scelta estetica. Secondo gli esperti, è un comportamento legato alla sfera emotiva, alla memoria e alla regolazione dello stress.
Polsi carichi di braccialetti, tessuti intrecciati, metalli, pietre e ricordi. Non è solo una questione di stile. Indossare più accessori da polso racconta spesso un mondo interiore ricco e stratificato, fatto di ricordi, protezione, emozioni e connessione. Un comportamento apparentemente semplice che, per chi osserva attentamente, può diventare una chiave per leggere stati d’animo e bisogni psicologici più profondi.
Gli psicologi lo collegano al concetto di oggetto transizionale, introdotto negli anni Cinquanta da Donald Winnicott: oggetti che rassicurano, che restano accanto nei momenti di insicurezza e diventano, da adulti, compagni silenziosi. I braccialetti, in questo senso, sono segni visibili di un legame invisibile: con il passato, con se stessi, con una persona o un luogo. Ognuno ha un’origine, un motivo per restare lì. E il loro insieme, spesso caotico all’apparenza, è in realtà un ordine emotivo ben preciso.
Tocco, memoria e sicurezza: cosa comunicano i braccialetti
Chi ha l’abitudine di toccare o sistemare i propri braccialetti durante la giornata potrebbe, senza saperlo, attivare strategie di autoregolazione emotiva. Come in un gesto di mindfulness, il movimento automatico e ripetuto genera una risposta calmante, un’àncora fisica nei momenti di tensione. Non è solo un vizio, è una forma concreta di gestione dello stress, simile a tecniche di grounding usate in ambito terapeutico.

A livello neurologico, il contatto costante con questi oggetti stimola la propriocettività, cioè la percezione del proprio corpo nello spazio. Questo tipo di stimolazione aiuta il cervello a rimanere ancorato al presente, contrastando distrazioni o ansie. Scegliere ogni giorno quali braccialetti indossare diventa allora un rituale, una forma di dialogo silenzioso con sé stessi.
Molte persone, anche quelle più razionali, attribuiscono ai braccialetti valenze simboliche: portafortuna, amuleti, segni distintivi. Si tratta di pensiero magico adattivo, un fenomeno riconosciuto dalla psicologia come meccanismo utile per generare benessere. Se si crede che un braccialetto “aiuti”, è probabile che effettivamente la mente tragga vantaggio da quella convinzione.
Quando lo stile diventa narrazione emotiva
I modi in cui vengono indossati i braccialetti parlano più delle parole. Chi li sceglie in base all’umore, chi non li toglie mai, chi li accumula come se stesse creando un racconto visivo della propria vita. Ogni combinazione svela un tratto, un’intenzione, una sensibilità.
In certi casi, però, la presenza costante di questi oggetti può indicare fragilità più profonde. Un disagio nel separarsene, o la necessità impellente di averli sempre addosso, può nascondere forme d’ansia o insicurezza non elaborate. Se l’uso diventa rigido o ossessivo, è utile interrogarsi con delicatezza, senza giudizio.
Nel complesso, chi indossa braccialetti in modo sistematico tende a mostrare una maggiore consapevolezza emotiva, una capacità di raccontarsi visivamente e di difendere la propria individualità in un mondo sempre più standardizzato. Il polso decorato diventa così uno spazio narrativo personale, in cui si intrecciano estetica, memoria, cura e resilienza.
Ogni braccialetto racconta una parte di chi lo indossa. E nel gesto di sistemarlo, stringerlo, conservarlo, c’è spesso il bisogno naturale di tenersi stretti i propri punti fermi. Anche nel silenzio. Anche nella frenesia.