
Il caldo notturno: un pericolo sottovalutato per le malattie respiratorie (www.fashionblog.it)
Le alte temperature estive rappresentano da sempre un rischio per la salute, soprattutto per chi soffre di malattie respiratorie.
Un aspetto spesso trascurato riguarda le ondate di caldo notturno e il loro impatto sul benessere polmonare. A richiamare l’attenzione su questo fenomeno è la professoressa Giovanna Elisiana Carpagnano, direttore della Pneumologia del Policlinico di Bari, intervenuta al recente meeting internazionale sulle malattie respiratorie, organizzato dalla Fondazione Menarini in collaborazione con le Università di Bari e Foggia.
Quando si pensa agli effetti del caldo sulla salute, si tende a concentrarsi sulle ore diurne, con temperature elevate e sole cocente. Tuttavia, le temperature minime notturne sono in aumento e possono avere un impatto altrettanto grave, se non maggiore, sulla salute dell’apparato respiratorio. Le cosiddette notti tropicali, con temperature che non scendono al di sotto dei 25°C, rappresentano un rischio significativo, soprattutto per i soggetti affetti da patologie respiratorie.
La professoressa Carpagnano spiega che le notti “tropicali” stanno crescendo più rapidamente delle massime diurne, fenomeno che influisce direttamente sui sintomi respiratori. Durante la notte, infatti, il calibro dei bronchi si riduce fisiologicamente fino all’8% anche nelle persone sane, un meccanismo aggravato dal caldo intenso che impedisce il normale rilassamento dei muscoli respiratori. Questo può portare a crisi asmatiche severe, con difficoltà respiratorie potenzialmente fatali per i pazienti più fragili.
L’impatto del cambiamento climatico e l’aumento delle notti calde in Italia
L’Italia è tra i Paesi europei maggiormente colpiti dall’aumento delle temperature notturne. Secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Ambiente, il nostro Paese si posiziona al terzo posto in Europa per numero di notti tropicali annuali, dietro solo a Grecia e Cipro. Nel periodo 1981-2010 la media era di 41,6 notti sopra i 20°C, ma negli ultimi anni questo numero è cresciuto, soprattutto nelle aree urbane dove l’effetto “isola di calore” amplifica il fenomeno.
Negli ultimi anni si sono registrate fino a 48 notti “roventi” per stagione estiva, con temperature minime superiori ai 23°C in 13 di queste notti. Questo fenomeno ha conseguenze importanti sulla salute pubblica: uno studio condotto in Giappone, paese con latitudini climatiche simili alle nostre, ha evidenziato che le ondate di calore notturne aumentano del 10% la mortalità per malattie respiratorie, indipendentemente dalle temperature diurne.

Per limitare i danni provocati dal caldo notturno, soprattutto nei pazienti con malattie respiratorie, è fondamentale adottare alcune precauzioni. La professoressa Carpagnano suggerisce di utilizzare ventilatori o deumidificatori nelle camere da letto per mantenere un ambiente fresco e umidificato. Questo è particolarmente importante per anziani, bambini e persone con asma o altre patologie polmonari croniche.
Inoltre, è essenziale che i pazienti seguano scrupolosamente le terapie prescritte e prestino attenzione alla conservazione corretta dei farmaci, che potrebbero perdere efficacia se esposti a temperature troppo elevate. L’attenzione al clima notturno diventa così un elemento cruciale per la gestione delle malattie respiratorie durante i mesi estivi.
L’aumento delle temperature notturne non è un fenomeno isolato, ma un segnale tangibile dei cambiamenti climatici in atto. La salute respiratoria, particolarmente vulnerabile alle condizioni ambientali, richiede quindi un monitoraggio costante e una maggiore consapevolezza da parte di pazienti e operatori sanitari per prevenire complicanze e ridurre il rischio di crisi acute durante le ondate di caldo.