Pelle e sole, dall’abbronzatura “sicura” all’invecchiamento precore: i miti da sfatare per proteggere la tua salute

Pelle e sole, dall’abbronzatura “sicura” all’invecchiamento precore - fashionblog.it
Esporsi al sole in estate è un’abitudine diffusa, ma non priva di rischi: ecco perché proteggere la pelle è fondamentale, al di là dei falsi miti sull’abbronzatura.
Con l’arrivo dell’estate cresce il tempo trascorso all’aperto, tra mare, montagna e giornate sotto il sole. L’abbronzatura resta uno degli obiettivi più ricercati da chi parte per le vacanze, simbolo per molti di salute e benessere. Eppure, esporsi ai raggi UV comporta rischi concreti per la pelle. Molte credenze diffuse portano a comportamenti sbagliati che possono compromettere la salute dell’organismo. Gli esperti avvertono: non tutto ciò che si sente dire sull’abbronzatura corrisponde al vero.
La falsa sicurezza della tintarella “di base”
Una delle idee più radicate riguarda l’abbronzatura preventiva, quella che si cerca di ottenere gradualmente o attraverso lampade solari, con l’illusione di ridurre il rischio di scottature. In realtà, secondo le principali associazioni dermatologiche, questa strategia non protegge. Al contrario, il cambiamento di colore è la risposta visibile a un danno cellulare, il segnale che la pelle ha già subito alterazioni del DNA.

Ogni esposizione, anche se breve o apparentemente leggera, si somma a quelle precedenti, aumentando il rischio di tumori cutanei. La protezione che offre l’abbronzatura, infatti, è minima: l’equivalente di un SPF tra 2 e 4, troppo poco per essere efficace. È fondamentale comprendere che nessuna esposizione non protetta è priva di conseguenze. Per questo, anche chi ha già preso colore dovrebbe continuare a usare filtri solari adeguati.
Molti sottovalutano anche l’impatto dell’orario: tra mezzogiorno e le 16, il sole raggiunge il suo picco di intensità e la pelle è esposta al massimo livello di radiazioni UV. Indossare abiti leggeri ma coprenti, occhiali da sole con filtro certificato e cappelli può fare la differenza, anche nei giorni meno assolati.
Creme solari, alimenti e lampade: cosa protegge davvero
Usare una crema solare non significa spalmarne una goccia e sentirsi al sicuro. Gli specialisti raccomandano almeno 2 mg di prodotto per centimetro quadrato di pelle, da rinnovare ogni due o tre ore, soprattutto dopo bagni o sudorazione. L’SPF minimo raccomandato è 30, ma in presenza di pelle chiara o molto esposta è preferibile salire a SPF 50. E vale per tutti i fototipi: anche chi ha la pelle più scura non è immune ai danni da UV.
C’è poi chi confida nella dieta estiva come barriera naturale. Frutta e verdura ricche di carotenoidi, come carote, pomodori, angurie, aiutano a sostenere la pelle contro i radicali liberi. Ma non sostituiscono la crema solare. Possono contribuire, certo, ma da soli non bastano.
Quanto alle lampade abbronzanti, continuano a essere molto usate, soprattutto dai più giovani. Eppure le evidenze parlano chiaro: si tratta di dispositivi a rischio. I raggi UV artificiali sono intensi e non offrono i vantaggi della luce naturale. I rischi documentati vanno dai carcinomi cutanei all’invecchiamento precoce, con rughe, macchie e perdita di elasticità già in età giovane.
Anche gli occhi e il sistema immunitario possono risentire di un’eccessiva esposizione. La luce ultravioletta non colpisce solo la pelle: può danneggiare la retina e ridurre le difese dell’organismo. Mantenere una buona idratazione, bere molta acqua, usare creme idratanti dopo il sole e non trascurare i segnali della pelle resta la chiave per una tintarella più sicura.