
Differenze tra crackers integrali e quelli a base di farina bianca(www.fashionblog.it)
I crackers, snack croccanti e pratici, popolano spesso le nostre dispense e le borse per pranzi veloci o aperitivi improvvisati.
Una recente indagine condotta dalla rivista svizzera K-Tipp ha sollevato importanti dubbi sulla qualità e sicurezza di questi prodotti, bocciando anche marchi molto noti come Tuc e Gran Pavesi. L’analisi ha messo sotto la lente d’ingrandimento 12 tipi di crackers a base di cereali, rivelando differenze sostanziali sul fronte nutrizionale e della presenza di sostanze potenzialmente nocive come pesticidi e acrilammide.
L’indagine ha evidenziato che i crackers integrali si distinguono per un contenuto di fibre significativamente più elevato, una riduzione dei grassi e l’assenza di residui chimici pericolosi. Il prodotto che ha ottenuto il miglior giudizio è il “Bio Original Spelt” di Dar-Vida Naturaplan, un marchio svizzero premiato per l’alto contenuto di fibre, la bassa quantità di grassi e l’assenza di pesticidi. Questo è un dato rilevante, considerando che un apporto adeguato di fibre (almeno 30 grammi al giorno per un adulto) è collegato a una minore incidenza di malattie metaboliche, problemi digestivi e disturbi cardiovascolari.
Al contrario, i crackers realizzati con farina bianca contengono meno fibre, circa un terzo rispetto ai prodotti integrali, e risultano più ricchi di grassi. Inoltre, in alcuni di questi prodotti sono stati riscontrati residui di pesticidi e livelli preoccupanti di acrilammide, sostanza considerata potenzialmente cancerogena.
La questione dell’acrilammide e dei pesticidi nei crackers
La presenza di acrilammide è uno degli aspetti più critici emersi dall’analisi. Questa sostanza si forma naturalmente durante la cottura ad alte temperature di alimenti ricchi di amido e viene sospettata di avere effetti cancerogeni, neurotossici e potenzialmente dannosi per la riproduzione. La legge svizzera impone un limite massimo di 400 microgrammi per chilogrammo (µg/kg) di acrilammide nei crackers. Tuttavia, il marchio Tuc, che ha ottenuto l’ultima posizione nella classifica, ha registrato il livello più alto di acrilammide tra i prodotti testati, raggiungendo oltre la metà del limite consentito. Oltre a ciò, Tuc presenta tracce di deltametrina e piperonilbutossido, sostanze chimiche sospettate di interferire con il sistema ormonale e di comportare rischi per fegato e reni.
Anche i crackers Gran Pavesi, pur mostrando un contenuto minimo di acrilammide, si sono posizionati in penultima posizione a causa della presenza di pirimifosmetile, un pesticida potenzialmente dannoso per alcuni organi a lungo termine. In aggiunta, in altri prodotti sono state riscontrate tracce di trinexapac, un regolatore della crescita del grano classificato come altamente tossico per gli organismi acquatici insieme a pirimifosmetile, deltametrina e piperonilbutossido.

Il test è stato effettuato dal laboratorio Dr. Wirts + Partner di Kiel, in Germania, adottando un approccio rigoroso che ha considerato diverse variabili fondamentali:
- Fibre alimentari, misurate simulando la digestione umana per distinguere tra elementi assimilabili e non digeribili;
- Contenuto di grassi, analizzato rispetto ai limiti raccomandati per una dieta equilibrata;
- Residui di pesticidi, identificati tramite tecniche avanzate di cromatografia liquida e gassosa, capaci di rilevare fino a 640 sostanze chimiche;
- Livelli di acrilammide, sostanza potenzialmente cancerogena e neurotossica;
- Tossine da muffa, non rilevate in quantità significative nei campioni analizzati.
I risultati dimostrano che è possibile produrre crackers con livelli molto bassi di acrilammide, come dimostrano i prodotti “Nature Vollkorn” di Dar-Vida, “Nature” di Country, “Cracker Nature” di Snack Fun e “Il Cracker Salato” di Gran Pavesi, che presentano valori anche di soli 30 µg/kg, ben al di sotto del limite legale. Ciò indica che una maggiore attenzione ai processi produttivi può ridurre significativamente la presenza di sostanze dannose, migliorando la sicurezza alimentare soprattutto per i consumatori più piccoli.
Nonostante ciò, la presenza di pesticidi, seppur entro i limiti di legge, pone un interrogativo sulla qualità degli alimenti di uso quotidiano, specialmente quelli destinati ai bambini. Gli esperti sottolineano l’importanza di ridurre al minimo l’esposizione a queste sostanze chimiche, suggerendo una maggiore trasparenza e controlli più stringenti lungo tutta la filiera produttiva.