
La giusta quantità di dentifricio da usare - fashionblog.it
Dentifricio, secondo i dentisti occorre una determinata quantità per una corretta igiene. Scopriamo quanto ce ne vuole esattamente.
Quando ci si dedica all’igiene orale quotidiana, la quantità di dentifricio da utilizzare sullo spazzolino è un dettaglio spesso trascurato che invece ha un impatto diretto sulla salute dei denti e sul corretto svolgimento della pulizia. Secondo le indicazioni fornite dall’Associazione Nazionale Dentisti Italiani (ANDI) e confermate da studi internazionali, usare troppo dentifricio può portare a conseguenze indesiderate, soprattutto nei bambini.
La dose corretta di dentifricio: quanto è davvero necessaria?
Molti di noi sono abituati a mettere sullo spazzolino una quantità abbondante di dentifricio, spesso ispirandosi a immagini pubblicitarie che mostrano righe lunghe e copiose di prodotto. In realtà, l’ANDI sottolinea che la dose ideale è molto più contenuta e si può paragonare, come dimensione, a un granello di riso o a un piccolo pisello. Questa quantità è sufficiente per garantire un’igiene orale efficace senza sprechi o effetti collaterali.
Un eccesso di dentifricio non solo comporta uno spreco economico, ma può anche compromettere la pulizia. La troppa schiuma, infatti, tende a far terminare anticipatamente il lavaggio, prima dei due minuti raccomandati, con il rischio di lasciare residui e batteri. Inoltre, il fluoro contenuto nel dentifricio, se assunto in quantità eccessive, può influire negativamente sullo smalto dentale.
Il fluoro è un elemento fondamentale per la protezione dello smalto, poiché aiuta a remineralizzarlo e a renderlo più resistente agli attacchi di batteri e acidi. Tuttavia, un’esposizione eccessiva, soprattutto durante l’infanzia, può causare una patologia nota come fluorosi dentale. Questa condizione si manifesta con la comparsa di macchie bianche o pigmentazioni marroni sui denti, dovute a un’ipomineralizzazione dello smalto.

La fluorosi si sviluppa principalmente nei bambini sotto gli 8 anni, quando lo smalto è ancora in fase di formazione. L’assunzione prolungata e inappropriata di fluoro, sia tramite dentifrici ad alta concentrazione che da fonti ambientali come l’acqua potabile con livelli elevati di fluoro, aumenta il rischio di alterazioni estetiche e, in casi più gravi, di danni funzionali allo smalto.
Secondo le linee guida internazionali, nei bambini è fondamentale limitare l’uso di dentifrici con un contenuto di fluoro non superiore a 500-600 ppm, e dosare il prodotto in quantità minime. Ad esempio, la Direzione Norvegese della Salute consiglia:
- Dai 0 ai 12 mesi: una quantità appena visibile di dentifricio;
- Dai 1 ai 2 anni: una dose pari a un chicco di riso;
- Dai 3 ai 5 anni: la quantità di un piccolo pisello;
- Dai 6 anni in su: una quantità leggermente superiore, ma sempre moderata.
Gli spazzolini più evoluti, in particolare quelli elettrici, sono progettati con testine piccole e tondi per ospitare esattamente questa dose corretta di dentifricio, evitando inutili sprechi e facilitando un’igiene efficace.
I rischi e i sintomi della fluorosi: uno sguardo approfondito
La fluorosi dentale è caratterizzata da una discromia dello smalto, che può variare da lievi puntini bianchi a macchie più estese e pigmentazioni brune. Questa patologia è da considerarsi prevalentemente un problema estetico, ma nei casi più gravi può indebolire la struttura dello smalto, aumentando la suscettibilità a fratture e a carie.
I sintomi iniziali della fluorosi includono:
- Macchie bianco-gessose irregolari sulla superficie dentale;
- Successiva pigmentazione gialla o marrone che conferisce un aspetto “marezzato” ai denti;
- In forme gravi, superficie dentale rugosa e sensibile.
Nei casi più seri, la fluorosi può alterare anche la forma dei denti, ma rimane importante sottolineare che la condizione è irreversibile senza interventi estetici o protesici. Il trattamento principale consiste nella riduzione dell’esposizione al fluoro, evitando l’uso inappropriato di dentifrici fluorati, specialmente in età pediatrica, e limitando l’assunzione di integratori fluorati non necessari.