
Supermercati, non cadere nella trappola dell’etichette: ecco quello che non vogliono che tu sappia e come non farsi fregare.
Il primo elemento da considerare è la provenienza dell’aglio, un dettaglio cruciale che non sempre viene evidenziato con chiarezza sulle confezioni. Molti supermercati preferiscono indicare genericamente “origine Italia” o “prodotto europeo”. Ma in realtà spesso proviene da paesi esteri con costi di produzione inferiori, come la Cina o la Spagna. Questa pratica è particolarmente diffusa nel caso dell’aglio confezionato in bulbilli o spicchi già pelati, dove la tracciabilità è meno trasparente.
Oltre alla provenienza, un altro aspetto poco noto riguarda il metodo di coltivazione. Nel mercato si trovano sia aglio biologico che convenzionale, ma le etichette possono essere fuorvianti: alcuni prodotti indicano la dicitura “naturale” senza certificazioni ufficiali, creando confusione nel consumatore che crede di acquistare un prodotto salutare a tutti gli effetti, mentre in realtà può essere stato trattato con pesticidi o conservanti chimici.
Il prezzo è un altro indicatore che spesso induce in errore. Un costo troppo basso può nascondere una qualità inferiore o una coltivazione in condizioni non sostenibili. L’aglio di buona qualità, soprattutto se biologico o a denominazione controllata, presenta un prezzo più alto a causa delle cure necessarie per la coltivazione e la raccolta.
Supermercati: quello che non sapevi sulle etichette
Alcuni supermercati utilizzano strategie promozionali temporanee per attirare i clienti con offerte apparentemente vantaggiose sull’aglio, ma queste spesso riguardano prodotti con scadenze ravvicinate o di stock accumulati da tempo. Inoltre, è importante fare attenzione ai formati: l’aglio sfuso può sembrare più conveniente, ma senza un controllo rigoroso sulla provenienza e la freschezza, può nascondere dei rischi per la salute.
Un altro aspetto poco divulgato riguarda il modo in cui viene conservato e confezionato. L’esposizione alla luce, all’umidità e all’aria può compromettere le proprietà organolettiche e nutrizionali del prodotto. Per questo motivo, molti produttori scelgono packaging specifici che ne rallentino il deterioramento, come sacchetti traspiranti o materiali con barriere protettive. Tuttavia, la scelta del packaging non è sempre comunicata chiaramente nelle etichette, rendendo difficile per il consumatore valutare l’effettiva freschezza del prodotto.
Inoltre, l’aglio pelato o pronto all’uso, sebbene comodo, perde in gran parte le sue proprietà benefiche e può contenere additivi per prolungarne la conservazione, elementi raramente evidenziati in modo esplicito. La maggior parte degli esperti consiglia quindi di preferire l’aglio fresco e intero, che mantiene intatti i composti attivi come l’allicina, responsabile delle sue proprietà antiossidanti e antibatteriche.
Per evitare di cadere nelle trappole delle etichette e fare una scelta consapevole, è fondamentale leggere con attenzione tutte le informazioni riportate sul prodotto. Prediligere l’aglio con certificazioni biologiche o DOP può garantire una maggiore trasparenza sulla provenienza e sui metodi di coltivazione. Inoltre, è utile acquistare l’aglio sfuso da produttori locali o mercati agricoli, dove è possibile verificare direttamente la qualità e la freschezza.