
Cos'è e come risolvere la sindrome dell'intestino irritabile - fashionblog.it
Dieta FODMAP: benefici su ansia, stanchezza cronica e sintomi cognitivi nell’intestino irritabile. In che consiste e come funziona?
La sindrome dell’intestino irritabile (SII) è una patologia complessa che va oltre i classici sintomi gastrointestinali, coinvolgendo anche disturbi dell’umore come ansia, depressione e stanchezza cronica. Un recente studio condotto all’Haukeland University Hospital di Bergen ha confermato l’efficacia della dieta FODMAP non solo nel migliorare i sintomi intestinali, ma anche nel ridurre significativamente questi disturbi extra-intestinali, offrendo nuove prospettive terapeutiche per i pazienti affetti da SII.
La dieta FODMAP e i suoi benefici oltre l’intestino
La ricerca norvegese ha coinvolto 36 pazienti con forme moderate o severe di sindrome dell’intestino irritabile, i quali hanno seguito per 12 settimane un regime alimentare rigoroso a basso contenuto di FODMAP, ossia di oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili. Questi carboidrati, presenti in alimenti come latticini, legumi, cipolle, aglio, cereali e alcune verdure e frutti, sono difficili da digerire e, una volta fermentati nel colon, causano gonfiore, dolore addominale e alterazioni dell’alvo.
Al termine del percorso, la percentuale di soggetti che lamentavano stanchezza cronica è diminuita dal 68% al 32%, mentre i casi di ansia e depressione si sono ridotti dal 50% al 21%. Gli autori dello studio sottolineano che questa dieta può avere un impatto significativo anche sui sintomi psichici e cognitivi, come dimostrato dai miglioramenti nei test di attenzione eseguiti dai partecipanti.

La dieta FODMAP si articola in tre fasi fondamentali: un periodo iniziale di eliminazione totale degli alimenti ad alto contenuto di FODMAP, seguito da una graduale reintroduzione per identificare gli alimenti scatenanti e infine una fase di mantenimento personalizzata. È un percorso che richiede la supervisione di specialisti per evitare carenze nutrizionali e garantire un equilibrio alimentare adeguato.
Uno degli aspetti più innovativi dello studio norvegese riguarda l’assenza di correlazione diretta tra il miglioramento dei sintomi intestinali e quello dei disturbi dell’umore. Ciò suggerisce che la dieta FODMAP agisca su più livelli, probabilmente modulando l’asse intestino-cervello, un sistema di comunicazione bidirezionale che regola sia le funzioni gastrointestinali sia quelle neurologiche.
Questa scoperta si inserisce in un filone di ricerche che hanno evidenziato come la gestione della SII possa influire positivamente sulla qualità della vita e sulla sfera cognitiva, non limitandosi al solo benessere fisico. Il miglioramento della funzione intestinale sembrerebbe quindi favorire un effetto benefico anche sullo stato mentale, riducendo ansia e depressione e alleviando la sensazione di affaticamento cronico.
Sindrome dell’intestino irritabile: caratteristiche e approccio diagnostico e terapeutico
La SII interessa tra il 3% e il 5% della popolazione occidentale, con una prevalenza doppia nelle donne e nei soggetti sotto i 50 anni. Si manifesta con dolore addominale ricorrente, associato a variazioni nella frequenza e nella consistenza delle feci, che possono alternare stipsi e diarrea.
La diagnosi è prevalentemente clinica e si esclude la presenza di patologie organiche attraverso esami del sangue, feci, colonscopia e altre indagini strumentali. La valutazione specialistica è fondamentale per riconoscere eventuali segnali di allarme e per elaborare un piano terapeutico personalizzato.
Il trattamento della SII è multidisciplinare e si adatta alle specificità di ciascun paziente. Oltre alla dieta a basso contenuto di FODMAP, che si è dimostrata efficace anche per i disturbi psichici associati, sono fondamentali la corretta idratazione, l’attività fisica regolare e, quando necessario, l’uso di farmaci specifici per la stipsi o la diarrea, antispastici, probiotici e neuromodulatori intestino-cervello.
La terapia psicologica rappresenta inoltre un supporto importante per migliorare la qualità di vita e per gestire lo stress, fattore spesso implicato nella recrudescenza dei sintomi. L’approccio integrato consente quindi di affrontare la SII in modo globale, riconoscendo il ruolo cruciale dell’interazione tra intestino e sistema nervoso centrale.