
L’adeguamento dell’età pensionabile e il ruolo della Legge Fornero (www.fashionblog.it)
Nei prossimi anni, molti pensionati potrebbero trovarsi a percepire un assegno INPS ridotto di tre mesi, ecco la causa.
Questo adeguamento, strettamente collegato all’incremento delle aspettative di vita rilevato dall’ISTAT, comporterà un aumento dell’età pensionabile a partire dal 2027, con possibili ripercussioni importanti soprattutto per alcune categorie specifiche di lavoratori.
Secondo le normative vigenti, in particolare la cosiddetta Legge Fornero, ogni due anni è previsto un adeguamento automatico dell’età pensionabile in base ai dati demografici e alle aspettative di vita. Dopo la crisi pandemica, l’ISTAT ha infatti registrato un aumento dell’aspettativa di vita, che determinerà, dal gennaio 2027, un innalzamento di tre mesi dell’età pensionabile, sia per la pensione di vecchiaia sia per la pensione anticipata ordinaria.
Il Governo italiano ha manifestato l’intenzione di intervenire per congelare tali requisiti almeno fino al 2029, ma ad oggi si tratta di mere ipotesi in attesa della prossima Legge di Bilancio, che dovrà individuare le risorse finanziarie necessarie a bloccare o rimandare l’adeguamento.
Impatto sui beneficiari di Ape Sociale e strumenti di pensionamento anticipato
L’innalzamento dell’età pensionabile riguarda in maniera particolare i beneficiari dell’Ape Sociale, una prestazione assistenziale erogata dall’INPS che consente a determinate categorie di lavoratori in condizioni di disagio di uscire anticipatamente dal mondo del lavoro, riconoscendo un’indennità fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia, momento in cui l’indennità si trasforma automaticamente in pensione.
La questione che preoccupa maggiormente i percettori di Ape Sociale è se, in caso di conferma dell’adeguamento, la prestazione venga prorogata per i tre mesi aggiuntivi necessari per raggiungere la nuova età pensionabile o se, invece, si verifichi una sospensione che lascerebbe i beneficiari privi di reddito.
Al momento non esistono indicazioni ufficiali precise, ma la prassi suggerisce che l’INPS, ente erogatore dell’Ape Sociale, difficilmente lascerebbe senza sostegno i titolari per un trimestre, considerando la natura assistenziale della misura e la delicatezza delle condizioni economiche di chi ne usufruisce. Pertanto, è più probabile che venga garantito un prolungamento dell’erogazione fino al raggiungimento della nuova età pensionabile.
Diversa è invece la situazione per altre forme di prepensionamento, come l’Isopensione o i contratti di espansione, strumenti riconosciuti dall’INPS ma finanziati direttamente dalle aziende. In tali casi, il rischio è che l’azienda non voglia o non possa sostenere un ulteriore trimestre di pagamento del sussidio, con conseguenti incertezze per i lavoratori interessati.

L’Ape Sociale resta una misura sperimentale, prorogata fino al 31 dicembre 2025, rivolta a lavoratori in specifiche condizioni di disagio e con particolari requisiti contributivi e anagrafici. A partire dal 1° gennaio 2024, il requisito anagrafico minimo per accedere all’indennità è fissato a 63 anni e 5 mesi. Sono inoltre richiesti almeno 30 anni di anzianità contributiva per la maggior parte delle categorie, con un requisito maggiorato a 36 anni per i cosiddetti lavori “gravosi” (ad esempio, operai edili, tecnici della salute, operatori di impianti industriali).
Per le donne, è prevista una riduzione del requisito contributivo pari a 12 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di due anni. L’indennità viene erogata fino al raggiungimento dell’età pensionabile di vecchiaia, che per il 2025 è fissata a 67 anni.
Il trattamento economico mensile è pari all’importo della pensione calcolato al momento dell’accesso, con un massimale di 1.500 euro e senza rivalutazioni nel tempo. L’Ape Sociale è incompatibile con altri trattamenti di sostegno al reddito legati alla disoccupazione e non è cumulabile con redditi da lavoro dipendente o autonomo, fatta eccezione per il lavoro autonomo occasionale entro un limite annuo di 5.000 euro.
Le domande per l’accesso devono essere presentate all’INPS entro il 30 novembre 2025, con scadenze intermedie fissate al 31 marzo e al 15 luglio 2025 per la certificazione delle condizioni di accesso.