
Sai che puoi indurre il grasso corporeo a bruciare calorie? La nuova scoperta ti fa dire addio alla palestra -fashionblog.it
Il grasso che aiuta a dimagrire: nuove frontiere nella ricerca sull’obesità. I risultati sono sorprendenti ed innovativi. La ricerca è ad un punto di svolta.
Quando si parla di grasso corporeo, il pensiero corre subito a chili di troppo, dieta e sedentarietà. Eppure, la scienza ci ricorda che non tutto il tessuto adiposo è uguale e che, in alcuni casi, può addirittura diventare un alleato per la nostra salute.
Una recente ricerca scientifica in materia lo conferma, cancellando tutti i falsi miti sul grasso, sul suo effetto sul corpo e sui possibili rischi annessi, ma attenzione: è necessario operare dei chiarimenti.
Grasso bianco, bruno e beige: tre facce della stessa sostanza
Nel nostro organismo convivono diversi tipi di grasso:
Grasso bianco. Il più comune, costituisce una riserva energetica sotto forma di lipidi. È fondamentale per la sopravvivenza, ma quando si accumula in eccesso contribuisce all’aumento di peso e ai disturbi metabolici.

Grasso bruno: molto più raro negli adulti, abbonda nei neonati perché serve a produrre calore e mantenere la temperatura corporea. La sua peculiarità è quella di consumare energia invece di immagazzinarla.
Grasso beige: rappresenta una via di mezzo. Si trova “nascosto” nel tessuto adiposo bianco ma, se stimolato, può assumere comportamenti simili al grasso bruno, trasformandosi in una macchina metabolica che brucia calorie.
Ed è proprio su questa “plasticità” del grasso beige che si concentra la ricerca più promettente degli ultimi anni. Un gruppo di ricercatori dell’Università della California di San Francisco ha individuato nella proteina Klf15 un potenziale regolatore di questo processo. Normalmente, il corpo produce Klf15 in risposta a situazioni come il digiuno o l’attività fisica, ma gli studiosi hanno scoperto che essa è molto più abbondante nel grasso bianco rispetto agli altri tessuti adiposi.
La scoperta cruciale è che, quando i livelli di Klf15 diminuiscono, il recettore Adrb1 entra in gioco, favorendo la trasformazione degli adipociti bianchi in adipociti beige. In altre parole, meno Klf15 significa più capacità del grasso di bruciare calorie invece di conservarle.
Per verificare questa teoria, gli scienziati hanno utilizzato topi geneticamente modificati, capaci di ridurre o aumentare la produzione di Klf15. I risultati hanno confermato l’ipotesi: abbassando la proteina, il tessuto adiposo bianco si comportava in modo più “attivo”, avvicinandosi al metabolismo del grasso bruno.
Questa scoperta non è solo un passo avanti nella conoscenza del metabolismo, ma apre la strada a terapie farmacologiche innovative contro obesità e sindrome metabolica. Un farmaco in grado di mimare l’azione del recettore Adrb1 o di modulare Klf15 potrebbe, in teoria, trasformare il nostro stesso grasso corporeo in uno strumento per dimagrire.
Se questa via di ricerca si dimostrasse efficace, anche negli esseri umani, significherebbe poter trattare l’obesità non solo con dieta ed esercizio, ma anche agendo direttamente sul comportamento delle cellule adipose. Inoltre, la possibilità di stimolare naturalmente il grasso beige non è del tutto fuori portata. È noto, infatti, che l’esposizione al freddo, l’attività fisica regolare e alcune molecole prodotte dal corpo durante lo sport favoriscono l’attivazione del tessuto beige.