Fashion news
Dolce&Gabbana contro Vanity Fair per uno speciale sulla condanna per evasione fiscale
Dolce & Gabbana sono ai ferri corti con la rivista Vanity Fair intenzionata a pubblicare uno speciale sullo scandalo per evasione fiscale di cui sono protagonisti.
[blogo-video provider_video_id=”XHiNjVIoZag” provider=”youtube” title=”Condanna per Dolce&Gabbana” thumb=”” url=”http://www.youtube.com/watch?v=XHiNjVIoZag”]
Domenico Dolce e Stefano Gabbana continuano a essere sulla bocca di tutti, non solo per le loro collezioni ma per i problemi con il fisco italiano. Sono stati condannati in appello a pagare una multa decisamente salata (343 milioni di euro) e sulle loro teste c’è una pesante condanna a 18 mesi di reclusione. Il duo di stilisti italiani insomma ha davvero qualche grana cui pensare e come succede spesso in queste situazioni, i rapporti con la stampa non sono mai idilliaci.
I designer sono ai ferri corti con Vanity Fair, il celebre settimane di Condé Nast che vorrebbe pubblicare un articolo sullo scandalo, ripercorrendo la vicenda passa per passo. Questo almeno quanto si leggere su Page Six del New York Post. Dolce e Gabbana non hanno preso per nulla bene la notizia e sembra abbiano contattato immediatamente la direttrice creativa, Anna Wintour (che dirige anche Vogue America), chiedendo di non dare il consenso alla pubblicazione, pena il ritiro degli investimenti pubblicitari (si parla di cifre tra i 10 e i 20 milioni di dollari).
Che cosa avrà risposto la Wintour? Non si sa, così come da Vanity Fair non ci sono stati commenti sulla vicenda. Un portavoce, in modo molto pacato, ha semplicemente fatto sapere:
Non intendiamo rilasciare alcun commento circa questo articolo, né dire se ci stiamo lavorando o meno.
Quindi tutto potrebbe essere insabbiato. L’indiscrezione del New York Post potrebbe essere fasulla? Sarebbe davvero assurdo che un giornale così importante pubblicasse notizie false al tempo stesso se un giornale come Vanity Fair non pubblicasse uno speciale sullo scandalo perché i protagonisti ne fanno espressamente richiesta, beh, è davvero la morte del giornalismo.
Via | Page Six