
Ansia e depressione, i cibi che ti fanno stare subito meglio -fashionblog.it
Le nuove ricerche sull’asse intestino-cervello rivelano che il microbiota intestinale influenza umore, stress e salute mentale. Ecco cosa succede quando si altera l’equilibrio.
L’intestino umano ospita un microbiota composto da trilioni di microrganismi. Questo ecosistema, ricco di batteri, virus, funghi e altre forme viventi, ha un ruolo che va oltre la digestione. Studi scientifici sempre più numerosi mostrano che l’intestino comunica in modo diretto con il cervello. Non si tratta di una metafora, ma di una connessione reale e misurabile. Al centro di questo dialogo troviamo l’asse intestino-cervello, una rete di segnali biochimici che coinvolge neurotrasmettitori, ormoni e impulsi nervosi, capaci di regolare emozioni e stati d’animo. Alterazioni in questo equilibrio possono riflettersi sul benessere psicologico, aprendo scenari di studio che un tempo sarebbero sembrati improbabili.
Il nervo vago e il ruolo dei neurotrasmettitori
Uno degli elementi chiave nella comunicazione tra intestino e cervello è il nervo vago, il più lungo del nostro sistema nervoso. Questo fascio di fibre nervose parte dal cervello e arriva fino all’intestino, trasportando impulsi elettrici in entrambe le direzioni. Attraverso questa rete, il microbiota può influenzare il funzionamento cerebrale. Alcuni batteri intestinali, infatti, riescono a produrre sostanze come serotonina, dopamina e GABA, molecole fondamentali per la regolazione dell’umore.
Esiste anche un sistema nervoso specifico dell’intestino, chiamato sistema nervoso enterico, che contiene circa 500 milioni di neuroni. Questo sistema agisce in autonomia, ma dialoga costantemente con il cervello attraverso vie neuroendocrine, come l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Quando siamo sotto stress, questo asse si attiva e aumenta la produzione di cortisolo, l’ormone associato alla tensione emotiva. Se lo stress diventa cronico, può avere effetti negativi sia sul cervello che sul microbiota. Si crea così un circolo chiuso in cui l’intestino contribuisce all’infiammazione sistemica e alla disfunzione emotiva.

Ricerche su modelli animali hanno mostrato che trasferendo il microbiota da soggetti con depressione a topi sani, questi ultimi iniziano a manifestare sintomi depressivi. Questo esperimento suggerisce che un microbiota alterato può indurre modifiche comportamentali profonde, con effetti comparabili a quelli osservati nei disturbi psichiatrici.
Disbiosi intestinale e salute mentale
Quando l’equilibrio microbico viene compromesso, si parla di disbiosi. Questa condizione si verifica per vari motivi: cattiva alimentazione, stress cronico, uso eccessivo di antibiotici. La conseguenza è una perdita di biodiversità microbica e una minore produzione di molecole utili alla regolazione dell’umore. Tra queste, ci sono gli acidi grassi a catena corta, come il butirrato, che favoriscono la neuroplasticità e la protezione del sistema nervoso. Quando la disbiosi persiste, si osservano livelli più bassi di serotonina e alterazioni nel metabolismo cerebrale.
Le analisi su pazienti con depressione o ansia hanno evidenziato composizioni diverse del microbiota rispetto a quelle delle persone sane. In alcuni casi, i livelli di specifici batteri “benefici” risultano fortemente ridotti. La disbiosi altera anche la risposta dell’organismo allo stress, aumentando l’attività dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e aggravando la produzione di cortisolo. Il risultato è un peggioramento progressivo dello stato emotivo, che può manifestarsi in sintomi persistenti e difficili da trattare.
Oggi si stanno studiando interventi mirati per riequilibrare il microbiota, come l’uso di probiotici, diete ricche di fibre e persino il trapianto fecale. Quest’ultimo, ancora in fase sperimentale, si sta rivelando promettente nel migliorare l’umore in pazienti resistenti ai trattamenti farmacologici. Non si tratta solo di agire sul cervello, ma anche di nutrire l’intestino, proteggendolo da abitudini e sostanze che ne compromettono il funzionamento.
La relazione tra intestino e salute mentale sta cambiando il modo in cui medici e ricercatori guardano ai disturbi psichici. Non più solo un problema di neurochimica cerebrale, ma un complesso dialogo biologico che parte da ciò che mangiamo, da come viviamo, e da come trattiamo il nostro corpo.