Allarme choc, non è il caffè ma come lo fai: uno studio svela i pericoli nascosti, alcune macchinette alzano il colesterolo cattivo

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Una nuova ricerca mette in evidenza come cafestol e kahweol, composti naturali del caffè, possano alterare i livelli di colesterolo cattivo.
Il caffè, simbolo del risveglio e della pausa per milioni di persone, non è tutto uguale. La differenza non sta solo nell’aroma o nel tipo di miscela, ma anche e soprattutto nella tecnica di preparazione. È questo il punto centrale di uno studio pubblicato su Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases, che ha messo in relazione i diterpeni — composti presenti naturalmente nel caffè — con un aumento del colesterolo LDL, spesso definito colesterolo “cattivo”. Le differenze tra moka, espresso e filtro non sono solo una questione di gusto: possono incidere sulla salute del cuore, e parecchio.
Cosa sono i diterpeni e perché influiscono sul colesterolo
I diterpeni sono sostanze organiche come cafestol e kahweol, contenute nei chicchi di caffè. Quando la bevanda non viene filtrata, questi composti passano direttamente nella tazza. Secondo la ricerca, questo accade con metodi come la French press, le macchine espresso tradizionali e alcune caffettiere a pressione. In assenza di filtri in carta, il passaggio di queste molecole è libero, e l’assunzione ripetuta può portare a un aumento misurabile del colesterolo LDL.
Diversamente, quando si utilizza una moka ben pulita o un metodo a filtro di carta, i diterpeni vengono in gran parte trattenuti. Il risultato è una bevanda che, almeno sotto il profilo chimico, non contribuisce in modo significativo all’innalzamento del colesterolo. Questo dettaglio tecnico può sembrare trascurabile, ma per chi ha già problemi lipidici o un rischio cardiovascolare elevato può diventare rilevante.

Nel corso dello studio sono stati analizzati 14 tipi di macchine da caffè. I ricercatori hanno osservato che anche parametri come la pressione dell’acqua, la manutenzione dell’apparecchio e la qualità dell’estrazione influenzano la presenza dei diterpeni. Elementi spesso ignorati dai consumatori, ma che fanno la differenza.
Espresso, moka e caffè filtro: cosa cambia davvero
L’impatto dei diversi metodi è stato al centro anche delle osservazioni della dottoressa Francesca Dominici, esperta in scienze dell’alimentazione. A suo avviso, i metodi non filtrati, come moka e espresso, rilasciano una quantità intermedia di diterpeni, mentre la French press — molto in voga all’estero — è tra le più ricche di questi composti. Il caffè filtrato con carta, invece, risulta quasi completamente privo di cafestol e kahweol.
Anche se i dati sono chiari dal punto di vista chimico, non si può dire lo stesso a livello clinico. Gli studi osservazionali esistenti, infatti, non forniscono ancora prove conclusive sull’effetto diretto dei diterpeni assunti attraverso il caffè sulla salute del cuore. Proprio per questo, l’American Heart Association non ha rilasciato indicazioni ufficiali sul metodo migliore per preparare il caffè.
Nel frattempo, il consiglio resta uno solo: moderazione. Per gli adulti sani, la EFSA considera sicura una dose fino a 400 mg di caffeina al giorno. Questo si traduce in circa 4 tazzine di moka, 3 tazze di caffè filtro o 5 espressi al bar. Naturalmente, la tolleranza alla caffeina è soggettiva e può variare anche in base al metabolismo e ad altri fattori clinici.
Al di là dei diterpeni, il caffè resta una fonte ricca di antiossidanti, polifenoli e altre sostanze con potenziale benefico. Alcuni studi suggeriscono un’associazione tra consumo regolare e ridotto rischio di diabete, malattie cardiovascolari e persino mortalità. Ma ogni tazzina andrebbe inserita in un quadro di abitudini sane, bilanciato, senza eccessi e con un occhio attento al modo in cui si prepara.