
Quel brufolo spuntato dal nulla non è da sottovalutare: potrebbe essere questa malattia autoimmune - fashionblog.it
Il lupus è una malattia cronica autoimmune che può colpire pelle, organi interni e articolazioni: i sintomi sono spesso sfumati, ma la diagnosi precoce può fare la differenza.
Il lupus eritematoso sistemico è una malattia autoimmune cronica che si manifesta quando il sistema immunitario, invece di proteggere l’organismo, attacca le sue stesse strutture. Si tratta di una patologia che può interessare praticamente qualsiasi organo, anche se i primi segnali si concentrano spesso su articolazioni e pelle. Secondo le rilevazioni più recenti, nel 2025 colpisce prevalentemente donne tra i 15 e i 44 anni, ma nessuna fascia d’età è completamente esclusa.
Il decorso del lupus è variabile: in alcuni casi i sintomi si sviluppano lentamente, in altri possono comparire in modo improvviso e violento. Non è raro che ci siano lunghi periodi senza disturbi, seguiti da riacutizzazioni anche gravi. L’approccio alla malattia richiede attenzione costante, controlli medici regolari e una gestione farmacologica personalizzata. Il riconoscimento precoce dei segnali e la scelta tempestiva delle terapie sono elementi chiave per limitare i danni ai tessuti e mantenere una buona qualità di vita.
I sintomi da non ignorare: come si manifesta il lupus
Il lupus può iniziare con stanchezza persistente, dolori articolari, febbre leggera e eruzioni cutanee. Il più caratteristico dei segni sulla pelle è l’eritema a farfalla, che interessa il naso e le guance, accentuandosi spesso con l’esposizione al sole. Alcune persone accusano fastidi più generici, come febbre inspiegabile o senso di malessere, mentre altre notano manifestazioni specifiche: formicolii alle dita, perdita di capelli a chiazze, dolore toracico dovuto all’infiammazione del pericardio, oppure problemi cognitivi e disturbi mentali.

La variabilità del quadro clinico è ampia, e nessun sintomo è esclusivo della malattia. Per questo i medici si basano su una serie di indizi: analisi del sangue, esami delle urine, biopsie cutanee o renali e valutazione dei criteri clinici stabiliti a livello internazionale. È noto che alcuni fattori come esposizione ai raggi UV, infezioni, interventi chirurgici o gravidanza possono riattivare i sintomi in pazienti già diagnosticati.
Diagnosi, farmaci e trattamenti per convivere con la malattia
Non esiste un singolo test in grado di confermare il lupus in modo diretto. I medici costruiscono la diagnosi valutando l’insieme dei sintomi, i dati di laboratorio e l’eventuale coinvolgimento degli organi interni. In caso di dubbio, una biopsia può rivelare segni precisi nei tessuti colpiti.
Per i casi lievi, si utilizzano antinfiammatori non steroidei (FANS) come ibuprofene, o farmaci antimalarici come l’idrossiclorochina per ridurre l’infiammazione a livello cutaneo e articolare. Le creme solari e le protezioni fisiche sono fondamentali per evitare che il sole aggravi le lesioni cutanee.
Quando la malattia colpisce reni, cuore, polmoni o cervello, la terapia prevede corticosteroidi e immunosoppressori più potenti, per bloccare la risposta anomala del sistema immunitario. Nei casi di insufficienza renale, può rendersi necessaria la dialisi o il trapianto di rene. Anche in gravidanza è necessario uno schema terapeutico mirato, per evitare complicanze come ipertensione gestazionale, parto prematuro o perdita del feto.
A lungo termine, chi convive con il lupus deve effettuare visite regolari, sia per monitorare l’efficacia dei trattamenti che per prevenire complicazioni gravi come infezioni, tumori o danni irreversibili a carico degli organi. Il supporto medico continuo e la corretta gestione delle ricadute sono essenziali per garantire un equilibrio tra vita quotidiana e malattia cronica.