
La Cappella Segreta in Italia è spettacolare - fashionblog.it
Nel cuore verde dell’Umbria, un angolo poco conosciuto racconta l’arrivo di San Francesco e il suo ritiro quaresimale sull’isola, tra miracoli e tracce ancora visibili.
Cullata dalle acque calme del Lago Trasimeno, l’Isola Maggiore custodisce un frammento di storia che intreccia devozione e mito. Qui, secondo la tradizione, San Francesco d’Assisi avrebbe trascorso quaranta giorni di digiuno e preghiera durante la Quaresima del 1211. La leggenda narra che, approdato di nascosto grazie a un amico, portò con sé soltanto due pani, dei quali, al termine del ritiro, ne restò uno e mezzo. È in questo scenario che si collocano episodi tramandati nei secoli: una tempesta improvvisa placata con la preghiera e l’incontro con un coniglio selvatico, liberato dal Santo ma tornato più volte a cercarlo.
Il punto dello sbarco e la devozione popolare
La memoria popolare indica un tratto preciso della costa come luogo dell’approdo di Francesco. Qui una roccia conserva, secondo la tradizione, le impronte delle ginocchia e dei gomiti lasciate nella preghiera. Si racconta anche della nascita di una fonte, scavata con le sue mani, che nei secoli è divenuta meta di pellegrinaggi. Ogni 4 ottobre, in onore del Santo, la comunità isolana si recava in processione verso questo punto. Nel 1982, i frati di Santa Croce di Firenze donarono una statua bronzea di San Francesco, collocata accanto alla riva come segno visibile della devozione.

L’atmosfera è rimasta intatta: un contesto naturale incontaminato, con il lago a fare da cornice e il silenzio interrotto solo dai suoni della natura. Per chi giunge fin qui, la suggestione è forte, poiché ogni elemento sembra richiamare i racconti che hanno reso questo luogo una parte viva della storia francescana.
La cappellina dello sbarco e il “tesoro” spirituale
Poco distante, immersa tra i boschi, sorge la Cappellina dello sbarco. Secondo la leggenda, qui Francesco avrebbe trovato riposo, usando un masso come giaciglio. Originariamente una cavità naturale, fu trasformata in piccolo oratorio e oggi è protetta da mura semplici. All’interno, è ancora visibile la pietra sulla quale il Santo avrebbe pregato e dormito.
Questo luogo, lontano dai percorsi turistici più battuti, offre un silenzio fitto, interrotto solo dal fruscio delle foglie e dal canto degli uccelli. Non vi sono ricchezze materiali, ma il “tesoro” che custodisce è un’esperienza di raccoglimento e pace interiore. Chi vi entra percepisce un’atmosfera che, a distanza di otto secoli, sembra riportare al tempo del ritiro quaresimale del Santo.
Oggi la cappella rientra in un itinerario che tocca altri luoghi francescani dell’Isola Maggiore, come la chiesa di San Salvatore e la pieve di San Michele Arcangelo. L’isola, abitata stabilmente da poche decine di persone, continua a richiamare pellegrini e visitatori alla ricerca di un contatto diretto con spiritualità e natura. Visitare la cappella significa percorrere un cammino interiore che segue le orme di uno dei santi più amati al mondo, in uno scenario paesaggistico di rara bellezza.