
Stretta sui dipendenti pubblici: dal 2026 arriva il pignoramento - Fashionblog.it
Dal 2026 ci saranno importanti novità per tutti i dipendenti statali: arriva la stretta, quando scatta il pignoramento.
Dal 2026 entrerà in vigore una misura che rivoluzionerà il rapporto tra dipendenti pubblici e debiti fiscali, introducendo il pignoramento degli stipendi per coloro che risultano morosi nei confronti del Fisco.
La nuova normativa, contenuta nella Legge di Bilancio 2025 (L. 207/2024), prevede un controllo stringente da parte delle amministrazioni pubbliche e delle società a partecipazione statale prima di erogare stipendi superiori a 2.500 euro lordi mensili, con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale tra i lavoratori statali.
Le novità normative sul pignoramento degli stipendi pubblici
A partire dal 2026, le pubbliche amministrazioni dovranno verificare l’esistenza di debiti fiscali non saldati superiori a 5.000 euro prima di effettuare pagamenti di stipendi o altre indennità ai propri dipendenti. Qualora risulti una morosità oltre questa soglia, scatterà il blocco parziale o totale dell’importo dovuto, in attesa del saldo del debito con l’Agenzia delle Entrate – Riscossione (AdER). Il meccanismo prevede infatti che, per i dipendenti con uno stipendio superiore a 2.500 euro lordi mensili, venga applicata una trattenuta proporzionale basata sulla normativa vigente per i pignoramenti: un settimo della retribuzione mensile ordinaria e un decimo per emolumenti una tantum come la tredicesima mensilità.
Per fare un esempio concreto, un dipendente pubblico con uno stipendio mensile di 3.500 euro e debiti fiscali superiori a 5.000 euro subirà un pignoramento di circa 500 euro al mese fino alla completa estinzione del debito. Al contrario, per chi percepisce uno stipendio inferiore ai 2.500 euro ma supera tale soglia solo grazie a emolumenti straordinari, la trattenuta sarà più contenuta, intorno a un decimo dell’importo percepito. Secondo le stime aggiornate del Ministero delle Finanze, sono circa 250.000 i dipendenti pubblici con debiti fiscali superiori a 5.000 euro, di cui circa 30.000 percepiscono stipendi medi intorno a 3.500 euro mensili.
L’introduzione di questa misura dovrebbe garantire un gettito fiscale aggiuntivo di circa 36 milioni di euro già nel 2026, con un incremento fino a 90 milioni annui una volta a regime. Nonostante l’apparente rigidità della norma, è importante sottolineare che il periodo precedente all’entrata in vigore del nuovo regime, fissato per il 2026, rappresenta un’opportunità per i dipendenti pubblici morosi di regolarizzare la propria posizione fiscale. Il tempo a disposizione consente di verificare eventuali errori o incongruenze nelle cartelle esattoriali — spesso alla base delle morosità — e di avviare piani di rientro con l’Agenzia delle Entrate, evitando così il blocco degli stipendi.

Le amministrazioni pubbliche stanno già lavorando all’adeguamento dei sistemi informatici necessari per gestire i nuovi controlli automatizzati, in modo da garantire una corretta applicazione della normativa senza ritardi o disservizi. Il nuovo sistema di verifica e pignoramento si basa su alcuni parametri chiave:
- Soglia del debito: il blocco sarà applicato solo se il debito fiscale accertato supera i 5.000 euro;
- Soglia dello stipendio: la trattenuta interesserà esclusivamente coloro che percepiscono uno stipendio lordo mensile superiore a 2.500 euro;
- Limiti di pignorabilità: la quota massima trattenibile sarà un settimo per la retribuzione ordinaria e un decimo per le indennità straordinarie.
Questa misura rappresenta un ulteriore strumento di contrasto all’evasione fiscale, con un impatto diretto su una fascia di lavoratori pubblici attualmente poco coinvolta nei meccanismi di recupero crediti tributari. Allo stesso tempo, invita i dipendenti a monitorare con attenzione la propria situazione fiscale per evitare conseguenze economiche significative. Le amministrazioni pubbliche raccomandano quindi di utilizzare i mesi che restano prima dell’entrata in vigore della norma per sanare eventuali posizioni debitorie e aggiornare gli strumenti di comunicazione con gli enti preposti alla riscossione.