
mandare troppi messaggi Whatsapp diventa reato - fashionblog.it
Invio massiccio di messaggi WhatsApp può costituire reato di molestia, stabilisce il tribunale. Quando sono effettivamente troppi?
Una recente sentenza del Tribunale di Torre Annunziata ha ribadito con fermezza che l’invio massiccio e ripetuto di messaggi su piattaforme come WhatsApp può configurare un vero e proprio reato di molestie, anche quando si tratta di comunicazioni tra familiari o amici e senza contenuti offensivi espliciti. La pronuncia, datata 3 marzo 2025, ha preso in esame il caso di una donna che ha inviato ben 70 messaggi vocali in poco più di mezz’ora alla cognata, scatenando una denuncia per molestie.
Messaggi a raffica: quando la comunicazione digitale diventa molestia
La vicenda che ha portato alla sentenza si è originata da un banale conflitto familiare relativo alla gestione di una casa estiva. La donna, irritata dalla violazione di un accordo sulla turnazione dell’immobile da parte del fratello della vittima, ha reagito inviando una vera e propria raffica di messaggi vocali, percepiti dalla destinataria come un attacco opprimente e persecutorio. Il giudice ha sottolineato come la frequenza e l’insistenza delle comunicazioni, indipendentemente dal loro contenuto, possano generare uno stato di disagio psicologico rilevante, sufficiente a qualificare la condotta come molestie ai sensi dell’articolo 660 del codice penale.
La sentenza evidenzia un fenomeno sempre più diffuso: i conflitti familiari, se gestiti tramite mezzi digitali, rischiano di degenerare rapidamente. La facilità e la velocità con cui possono essere inviati messaggi e notifiche facilitano il cosiddetto “bombardamento comunicativo”, che può causare stress e turbamento emotivo, finendo per ledere la serenità della persona offesa.

Il Tribunale ha basato il proprio giudizio sul concetto di petulanza, ovvero l’insistenza opprimente e ripetuta in modo tale da disturbare la tranquillità altrui. Non è rilevante soltanto il contenuto dei messaggi, ma soprattutto la modalità, la frequenza e la quantità con cui sono inviati. Nel caso esaminato, l’invio di 70 messaggi vocali in un arco di tempo così ristretto è stato interpretato come un comportamento intenzionale volto a turbare la quiete della vittima, trasformando un dissidio familiare in un illecito penale.
Non è necessario che i messaggi contengano minacce o insulti espliciti per configurare il reato: basta che la comunicazione insistente e reiterata venga percepita come oppressiva e molesta. La legge, in questo modo, estende la tutela anche alle vittime di aggressioni digitali, trattando queste condotte con la stessa severità riservata ai comportamenti persecutori nel mondo reale.
Motivazioni e conseguenze: il ruolo della tecnologia nei conflitti familiari
L’invio ossessivo di messaggi, come emerso nel caso, non è stato un gesto casuale ma scaturito da una frustrazione personale legata alla violazione di un accordo familiare sulla gestione della casa estiva. La donna ha utilizzato il mezzo digitale come strumento aggressivo per esercitare pressione e intimidazione nei confronti della cognata, aggravando così un semplice dissidio.
La sentenza del Tribunale di Torre Annunziata rappresenta un monito chiaro: le piattaforme di messaggistica non sono spazi senza regole, e chi subisce molestie digitali ha il diritto di tutelare la propria tranquillità attraverso la denuncia. Chi eccede nei comportamenti petulanti e insistenti può incorrere in pesanti conseguenze penali.
Oltre all’aspetto giudiziario, questo caso sottolinea l’importanza di una educazione all’uso responsabile della tecnologia, fondamentale per prevenire che l’uso improprio degli strumenti digitali degeneri in veri e propri atti persecutori, anche all’interno dei contesti familiari.
Il Tribunale di Torre Annunziata, con questa sentenza numero 385 del 3 marzo 2025, ha così definito un precedente importante per la giurisprudenza italiana, riconoscendo la gravità delle molestie digitali e ribadendo la necessità di rispettare i confini personali anche nelle comunicazioni online.